Relitto TA36 - Stella Polare (Croazia)
Con l’avvento dell’8 settembre 1943 e l’armistizio, il comando Tedesco, ora nemico, provvedeva a requisire tutte le navi italiane ancora utilizzabili ..
La Stella Polare era una torpediniera di fabbricazione italiana, stanziata nel golfo ligure con l’incarico di fare da scorta ai convogli merci, veniva usata anche per depositare le mine.Con l’avvento dell’8 settembre 1943 e l’armistizio, il comando Tedesco, ora nemico, provvedeva a requisire tutte le navi italiane ancora utilizzabili, tra le quali la nostra Stella Polare.Dopo averla ribattezzata TA36, la stessa veniva stanziata nel Golfo del Quarnero con il compito di sminare i campi Italiani e depositare nuovi campi minati.
La nave risultava armata di 2 cannoni da 100 mm, una quadricanna antiaerea di fabbricazione tedesca, una bicanna Breda di fabbricazione italiana (quella i tedeschi l’hanno tenuta. Si vede che funzionava bene), tre tubi lanciasiluri, vario armamento leggero, il sistema d’argani per la posa delle mine e un sistema di lancio delle bombe di profondità. Il 18 marzo 1944, mentre navigava nei pressi di Brestova, la nave urtava una mina italiana. L’esplosione coinvolgeva la santabarbara del cannone di prua con, evidente, enorme aggravio dei danni subiti. La prua si spezzava di netto, fino all’altezza del ponte di comando, facendo inabissare la nave in meno di 2 minuti e trascinando con se almeno 45 marinai.Per questo motivo il sito è stato dichiarato monumento di guerra.
Dalle indagini, seguite all’affondamento, la colpa risultava totalmente in carico al comandante, il quale aveva palesemente sbagliato la rotta. Aveva ricevuto l’ordine di stendere un campo minato molto più a nord, verso Fiume ed invece si era portato a sud, cadendo vittima di un campo minato italiano.Da cacciatore a preda. Il comandante negava fermamente la sua responsabilità, giurando di essere stato ligio agli ordini impartitigli e di aver rispettato fedelmente la rotta datagli.
L’inganno veniva scoperto grazie alla inconsapevole collaborazione degli abitanti di Brestova, allarmati per la presenza di una grossa chiazza di olio in mare e per la vista di parecchi oggetti galleggianti. A seguito del processo il comandante veniva degradato ed affidato ad incarichi a terra. La guerra volgeva, ormai a conclusione. Dopo la guerra incominciarono le ricerche del relitto, ma, essendo secretati gli atti del processo, l’unico indizio restava il rapporto del comandante. Questo portava ad effettuare le ricerche molto più a nord e per molti anni il relitto è risultato introvabile. Dalle parole coi pescatori e dalla stima delle reti e delle nasse perse, le ricerche si sono spostate più a sud, fino alla scoperta avvenuta intorno agli anni 80.
Il relitto giace in assetto di navigazione su di un fondale sabbioso intorno ai 65 metri. Il punto più in alto risulta essere l’albero maestro, che spicca maestoso fino a –43 metri. Da lì parte la cima di risalita. Subito sotto troviamo il fumaiolo, continua