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Il ritrovamento della torpediniera Lupo

Sei anni di ricerche, ventinove navi ritrovate sul fondo del mare, fra cui la torpediniera “Lupo”, protagonista di un epico scontro navale

 

 

Il mare restituisce il relitto della “Lupo”
Sub italiani ritrovano ed esplorano nel Mediterraneo, al largo della Tunisia, 29 relitti della “Battaglia dei convogli” nella seconda Guerrra mondiale. Tra cui anche quello della torpediniera “Lupo”, protagonista di un epico scontro navale.

TRIESTE. Sei anni di ricerche, ventinove navi ritrovate sul fondo del mare, fra cui la torpediniera “Lupo”, protagonista di un epico scontro navale durante la seconda guerra mondiale. È quasi una missione quella che si è data il triestino Mario Arena, uno dei subacquei più esperti d’Italia, istruttore della Global Underwater Explorers e ricercatore dell’Under Water Frontiers, che da sei anni batte il fondo del Mediterraneo meridionale, al largo della Tunisia e della Libia, alla ricerca di relitti navali seguendo le rotte dei convogli italo-tedeschi che durante il conflitto per tre anni rifornirono le truppe impegnate nella campagna d’Africa.
Anche quest’anno la sesta spedizione ha permesso di individuare ed esplorare a grandi profondità unità navali affondate, nove in totale, tra le quali tre di particolare interesse: appunto la torpediniera italiana “Lupo”, il piroscafo “Veloce” – affondati entrambi nelle stesso scontro navale -, e un altro grande piroscafo carico di autoblindo e pezzi di artiglieria tedesche, la cui identificazione, spiega Arena, «non è ancora certa: il relitto potrebbe essere quello della nave tedesca ’Leverkusen’, oppure il ’Casaregis’ del Lloyd Triestino». I membri della spedizione, tutti subacquei sportivi estremamente specializzati, erano oltre a Mario Arena gli aretini Laura Pasqui (fotografo subacqueo) e Daniele Gualdani, ed il reggiano Marco Cottafava, (cameraman subacqueo).
I subacquei erano guidati in alto mare dagli abilissimi ed esperti pescatori lampedusani Mario e Antonio Brischetto, durante missioni della durata di 48 ore al termine delle quali la squadra rientrava a Lampedusa, base della spedizione. «Nei sei anni di ricerche in quest’area teatro di una serie di scontri noti agli storici come Battaglia dei convogli – spiega Arena – abbiamo esplorato e documentato 29 relitti di navi, la gran parte dei quali non erano mai stati localizzati o visitati in precedenza, a profondità comprese tra i 35 ed i 130 metri: una decina di questi sono particolarmente spettacolari grazie soprattutto al contenuto delle loro stive, ricolme di automezzi, mezzi corazzati, artiglierie, munizioni, ricambi per aerei e altre merci regolarmente inviate per supportare lo sforzo bellico sul fronte d’Africa».

Ma il ritrovamento (avvenuto lo scorso agosto) più significativo dal punto di vista storico, è stato quello della torpediniera “Lupo”: «Fin dal primo anno – dice ancora Arena – è stato uno degli obiettivi primari della spedizione, perché la nave fu protagonista di un’azione che gli meritò la medaglia d’argento al valore durante la Battaglia di Creta». Era il maggio del 1941, e la torpediniera “Lupo” fu inviata di scorta a una flottiglia di piccole imbarcazioni cariche di truppe tedesche da sbarcare a Creta per l’occupazione dell’isola. Il “Lupo” raggiunse il convoglio il 21 maggio 1941 e alle 22.33 una vedetta segnalò l’arrivo di un caccia nemico, il cacciatorpediniere “Janus” contro il quale il “Lupo” lanciò due siluri mancando però il bersaglio. Il Janus era solo l’avanguardia di una grossa forza nemica che contava tre incrociatori e quattro cacciatorpediniere.
La torpediniera presto si trovò circondata da altre unità britanniche contro le quali si lanciò per proteggere il convoglio. Colpita più volte riuscì a sganciarsi e tornò indietro a raccogliere i naufraghi del convoglio decimato dagli inglesi. Per questa azione la torpediniera si guadagnò la medaglia d’argento mentre al suo comandante, il capitano di fregata Francesco Mimbelli, fu conferita la medaglia d’oro. Il “Lupo” affondò la notte del 1 dicembre 1942 attaccata di sorpresa da quattro cacciatorpediniere britanniche mentre al comando del capitano di corvetta Giuseppe Folli stava salvando i naufraghi del piroscafo “Veloce”, colpito da aereosilutanti.

info da ilpiccolo.it

Immagini ANSA