Il relitto non è il Brindisi 2
I sommozzatori dell’Arma in questi giorni hanno compiuto diverse immersioni su quello che si riteneva essere il relitto piroscafo italiano «Brindisi 2»
 BARI - Quattro scarponi militari, una maschera  anti gas, la copertina di un diario in cuoio punzonata da una ditta di  New York, il dado della ruota anteriore di una jeep: i reperti sono  disposti in fila sul tavolo investigativo del nucleo Carabinieri  subacquei di Bari che li hanno ritrovati sulla coperta della nave a  cinquantacinque metri di profondità. I sommozzatori dell’Arma in questi  giorni hanno compiuto diverse immersioni su quello che si riteneva  essere il relitto piroscafo italiano «Brindisi 2» (silurato di fronte al  porto il 6 agosto 1943, v. Gazzetta del 4 settembre 2011 p. 10), ma gli  indizi portano in un’altra direzione. Gli scarponi militari sono stati  recuperati a poppa dove ce n’è una piccola montagnola, ma sotto la  tomaia sono marcati «US NAVY» e cioè appartengono alla marina degli  Stati Uniti e così la maschera anti gas; certo è possibile che  l’incrociatore leggero italiano portasse equipaggiamento americano, ma  man mano che gli oggetti affiorano dal fondale i dubbi si fanno sempre  più fitti. Così è per una specie di diario di bordo le cui pagine  purtroppo si sfaldano appena viene strappato dalla coltre di fango,  sull’interno della copertina porta il marchio della Hoelscher Stationery  Co., una tipografia newyorkese che all’epoca era uno dei principali  fornitori della Marina americana.
BARI - Quattro scarponi militari, una maschera  anti gas, la copertina di un diario in cuoio punzonata da una ditta di  New York, il dado della ruota anteriore di una jeep: i reperti sono  disposti in fila sul tavolo investigativo del nucleo Carabinieri  subacquei di Bari che li hanno ritrovati sulla coperta della nave a  cinquantacinque metri di profondità. I sommozzatori dell’Arma in questi  giorni hanno compiuto diverse immersioni su quello che si riteneva  essere il relitto piroscafo italiano «Brindisi 2» (silurato di fronte al  porto il 6 agosto 1943, v. Gazzetta del 4 settembre 2011 p. 10), ma gli  indizi portano in un’altra direzione. Gli scarponi militari sono stati  recuperati a poppa dove ce n’è una piccola montagnola, ma sotto la  tomaia sono marcati «US NAVY» e cioè appartengono alla marina degli  Stati Uniti e così la maschera anti gas; certo è possibile che  l’incrociatore leggero italiano portasse equipaggiamento americano, ma  man mano che gli oggetti affiorano dal fondale i dubbi si fanno sempre  più fitti. Così è per una specie di diario di bordo le cui pagine  purtroppo si sfaldano appena viene strappato dalla coltre di fango,  sull’interno della copertina porta il marchio della Hoelscher Stationery  Co., una tipografia newyorkese che all’epoca era uno dei principali  fornitori della Marina americana. 
